Il Parlamento – ed eventualmente entro tempi brevi anche l’elettorato – si trova di fronte a una decisione cruciale in materia di politica energetica: la storica decisione popolare del 2017 per l’abbandono del nucleare va revocata? Greenpeace Svizzera mette in guardia da questa politica antidiluviana del Consiglio federale che comporta la perdita di tempo prezioso per la svolta energetica e un’efficace protezione del clima. La Svizzera può coprire il proprio fabbisogno energetico al 100 per cento mediante le rinnovabili.
Nella primavera del 2024 la lobby atomica ha gettato un osso ai piedi del Consiglio federale che il ministro dell’energia Albert Rösti ha raccolto senza esitazione: circa un anno fa è riuscita l’iniziativa pro atomica che con l’allarmistico nome di iniziativa «Stop al blackout» vuole annullare il divieto di costruzione di nuove centrali atomiche.
Da allora Rösti si affaccenda per ottenere una revoca del divieto di costruire nuove centrali nucleari. Siccome perô l’iniziativa della lobby atomica contempla anche un divieto di centrali elettriche fossili (di riserva), Rösti non sostiene del tutto l’iniziativa. A lui interessa abolire soltanto il divieto di costruire nuove centrali nucleari mantenendo però la possibilità di utilizzare anche in futuro combustibili fossili per la produzione di energia elettrica.
Il popolo ha deciso altrimenti
Riproponendo un dibattito parlamentare su questo tema il Consiglio federale mette a repentaglio la transizione energetica in Svizzera nonostante la chiara approvazione popolare dell’abbandono del nucleare in occasione della votazione sulla strategia energetica del 2017 e della votazione popolare sulla legge sull’elettricità nel giugno 2024. Entrambe le votazioni sono una chiara espressione della volontà di creare in Svizzera un regime energetico senza energia atomica ed energie fossili.
Con la proposta di rinuncia all’abbandono del nucleare il Consiglio federale persegue una politica energetica ormai superata. L’energia nucleare non ha futuro. L’Accademia svizzera delle scienze naturali (SCNAT) ha pubblicato recentemente il rapporto «Prospettive dell’energia nucleare in Svizzera». Nella relazione si evidenzia che la costruzione di una nuova centrale nucleare avverrebbe comunque in ritardo rispetto alla necessità di affrontare le sfide dell’approvvigionamento e della decarbonizzazione. Le centrali nucleari ci rendono dipendenti da Paesi terzi. Unanuova centrale nucleare inasprisce il problema irrisolto del deposito a lungo termine delle scorie radioattive.
E quel che è peggio: questi piani di costruzione di nuove centrali nucleari mettono a repentaglio la transizione energetica e quindi un’efficace protezione del clima: le nuove centrali nucleari si pongono in concorrenza con le energie rinnovabili il cui potenziamento può essere effettuato in modo più rapido, economico e sostenibile.
Con le rinnovabili la svolta è fattibile!
I tempi sono maturi per un massiccio potenziamento delle energie rinnovabili e un drastico sviluppo dell’efficienza energetica. La Svizzera è in grado di assicurare il proprio approvvigionamento energetico tramite il 100% di rinnovabili e vanta le migliori condizioni per rinnovare il proprio sistema energetico, ridurre le emissioni di CO2 e rafforzare l’indipendenza dalle importazioni d’energia dall’estero. Ciò non risulta solo dal nostro scenario energetico, ma anche dalle dichiarazioni dell’Ufficio federale dell’energia o recentemente da uno studio del Politecnico federale di Zurigo e della ZHAW.
Un’importante pietra miliare lungo il tragitto verso un approvvigionamento
energetico al 100 per cento rinnovabile della Svizzera è stata l’anno scorso la chiara approvazione in votazione popolare della nuova legge sull’elettricità. La legge prevede un’accelerazione e una semplificazione dell’incremento dello sviluppo delle rinnovabili entro il 2035 e la produzione maggiorata di elettricità invernale. Importanti leve in tal senso sono la promozione del solare sull’infrastruttura esistente, la possibilità per i privati di costituire comunità locali d’utenza, uno sviluppo sostenuto della rete nonché il potenziamento e incremento accelerato di grandi impianti eolici, solari e di 16 impianti idroelettrici. Le corrispondenti ordinanze sono attualmente in fase graduale d’implementazione, talché la legge per l’elettricità produrrà il suo pieno effetto dal 2026 mettendo la Svizzera in carreggiata. La richiesta di annullamento del divieto di costruzione di nuove centrali nucleari proprio in questo momento non è solo controproducente ma completamente assurda.
V’è quindi da sperare che il Parlamento non segua il Consiglio federale nel vicolo cieco dell’energia atomica e si pronunci per una coerente transizione energetica.
Pronti all’opposizione
Se il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati dovessero esprimersi anch’essi per un annullamento del divieto di costruzione di nuove centrali nucleari, Greenpeace è pronta a lanciare un referendum e a invitare l’elettorato a esprimersi alle urne.


